La propaganda e la manipolazione dell’opinione pubblica possono presentare sfide complesse nel contesto del Protocollo di Kyoto. È importante sviluppare un approccio critico e cercare la verità oltre le narrazioni polarizzanti che spesso dominano il dibattito sul cambiamento climatico. In un’epoca in cui i pregiudizi sono diffusi, dobbiamo costantemente mettere in discussione le nostre convinzioni e cercare chiarezza per evitare che la nostra capacità di giudizio venga offuscata.
La chiarezza mentale richiede anche di distinguere tra forma e sostanza.
Ottenere una certificazione o un’etichetta può essere importante, ma dobbiamo valutare attentamente ciò che viene effettivamente realizzato. Quando è il caso di acquistare crediti e quando è invece meglio insegnare ai nostri dipendenti semplicemente a fare il compostaggio domestico, anche se ciò non generano formalmente crediti di carbonio?
Il mercato dei crediti di carbonio, obbligatori e volontari, ha raggiunto cifre significative, ma ciò non garantisce necessariamente un impatto positivo per l’ambiente e le persone. Dobbiamo porre domande critiche per comprendere meglio i benefici effettivi e l’allocazione delle risorse finanziarie. Se da un lato esistono progetti di eccellenza, dall’altro esistono anche progetti che potrebbero avere uno scopo puramente estetico.
Come possiamo selezionare progetti realmente meritevoli?
Per rispondere a questa domanda, è fondamentale analizzare attentamente come sono distribuiti i fondi investiti. Le organizzazioni no-profit coinvolte nella realizzazione dei progetti sono anche fornitori di prodotti o servizi correlati? Quanta parte dei fondi spesi rimane effettivamente nei paesi coinvolti? È importante anche valutare gli stipendi dei dipendenti e dei dirigenti delle organizzazioni coinvolte. Attraverso queste domande, possiamo guardare oltre il marketing aziendale e comprendere meglio la reale distribuzione delle risorse.
Oltre all’allocazione delle risorse finanziarie, è essenziale valutare l’impatto effettivo dei progetti. Ad esempio, per i progetti di piantumazione di alberi, dovremmo verificare se si tratta di una monocoltura o di una specie autoctona, se l’ecosistema locale può sostenere quelle specie e se ci sono stati casi di malattie che hanno causato morie. Per i progetti di cookstove, cucine a basso consumo energetico, dobbiamo assicurarci che vi sia una reale riduzione del consumo di legna e che vengano adottate misure per prevenire l’accumulo di più fuochi. Per i progetti di energie rinnovabili, è importante considerare se la comunità locale ne trae benefici in termini di riduzione delle spese energetiche o se il ritorno sull’investimento viene principalmente indirizzato verso gli investitori del progetto.
L’impatto economico del Protocollo di Kyoto
È evidente che il Protocollo di Kyoto ha creato un mercato in cui circolano notevoli somme di denaro. Tuttavia, senza una supervisione adeguata e senza la consapevolezza di come i fondi vengano impiegati, il rischio di abusi e inefficienze aumenta. Dobbiamo essere vigili e richiedere trasparenza e rendicontazione accurata da parte delle organizzazioni coinvolte nei progetti di riduzione delle emissioni di carbonio.
Il Protocollo di Kyoto è stato adottato alla COP3 della UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) nel 1997. La UNFCCC è l’espressione di una volontà comune degli Stati Membri delle Nazioni Unite, anche se non vincolante. Le Conference of the Parties (COP) sono incontri annuali in cui gli stati membri prendono decisioni sul cambiamento climatico.
Alla COP3, tenutasi a Kyoto nel 1997, i paesi partecipanti hanno firmato il Protocollo di Kyoto. Questo accordo impegnava 37 Stati industrializzati, insieme a tutti gli Stati europei, a ridurre le emissioni del 5% – 11% all’anno rispetto ai livelli del 1990.
Per incentivare la riduzione delle emissioni sono stati introdotti tre meccanismi
Il Carbon Trading: un mercato dei crediti di carbonio obbligatori e volontari è cresciuto notevolmente. Il mercato obbligatorio nel 2023 ha raggiunto i 95 miliardi di dollari secondo la World Bank, mentre quello volontario ha raggiunto 1,9 miliardi di dollari e continua a crescere secondo il Climate Trust.
Il Clean Development Mechanism (CDM): permette ai paesi industrializzati firmatari del Protocollo di Kyoto di eseguire progetti di riduzione delle emissioni nei paesi meno industrializzati. Tali progetti dovrebbero anche apportare benefici allo sviluppo sostenibile. I crediti emessi per queste riduzioni si chiamano CER (Certified Emissions Reductions) e possono essere acquistati da Stati e aziende che hanno raggiunto la soglia massima di emissioni permesse.
La Joint Implementation (JI): simile al CDM, ma avviene tra due paesi industrializzati firmatari del Protocollo. Attualmente, la Russia e l’Ucraina ospitano il maggior numero di progetti JI.
In conclusione, è stato creato un mercato in cui circolano ingenti quantità di denaro, ma i benefici per l’ambiente e le persone comuni non sono sempre chiari. Esistono sia progetti eccellenti che progetti di facciata, il che ha portato a una polarizzazione di opinioni tra coloro che sono a favore e coloro che sono contrari ai crediti di carbonio in generale.
In questo contesto si inserisce Locarlcarbon Italia.
Localcarbon Italia è un’organizzazione no-profit che si dedica con passione a creare valore all’interno del nostro territorio. Il nostro obiettivo principale è quello di contribuire a migliorare la fertilità del suolo e a ridurre le emissioni di CO2 nell’ambiente, affrontando la sfida del cambiamento climatico in modo concreto ed efficace.
La nostra iniziativa si basa su una rete virtuosa di aziende che ci sostengono attivamente attraverso l’acquisto di crediti di carbonio. Questo ci permette di donare biochar agli agricoltori italiani, un prezioso aiuto per implementare pratiche agricole sostenibili e mirate alla riduzione delle emissioni di gas serra.
Perché crediamo nel valore di un approccio critico, cerchiamo di selezionare progetti meritevoli che abbiano un reale impatto sull’ambiente e sulla comunità. Siamo orgogliosi di supportare e promuovere corsi di formazione gratuiti, sensibilizzando l’opinione pubblica su temi di fondamentale importanza come la salvaguardia dell’ambiente e l’adozione di pratiche sostenibili nella nostra vita quotidiana.
Con l’emergere di mercati volontari e l’impegno di aziende e cittadini, ciò che vogliamo è andare oltre gli incentivi finanziari e abbracciare una visione più ampia di un futuro sostenibile. Vogliamo costruire una comunità consapevole, in cui l’approccio critico ci permetta di valutare il reale impatto delle iniziative e di adottare scelte responsabili per la nostra straordinaria e meravigliosa casa chiamata Terra.
Forse abbracciando l’innocenza del fanciullo e la saggezza dell’anziana, e imparando a fare le domande giuste, potremmo intraprendere un cammino di miglioramento sostanziale anziché formale. In questo modo, potremmo contribuire al beneficio di tutti e preservare il nostro ambiente per le generazioni future.
Costruiamo insieme un futuro più sostenibile!